Ricordi di processioni passate
Una vecchia foto, in bianco e nero, conservata fra i ricordi in una famiglia di Carrone riporta alla memoria una processione in onore di San Grato lungo le vie del paese, un 7 settembre di parecchi decenni fa.
Si partiva dopo messa; il percorso si sviluppava a destra della chiesa lungo via Garibaldi (ora via San Grato), poi in un breve tratto di via Fra Giacomo Costanza e della strada verso Strambino, quindi si tornava indietro. Il tragitto sarebbe stato leggermente modificato in seguito alla costruzione del nuovo tratto che porta a Strambino.
Apriva la processione, in testa al gruppo, un chierichetto con la croce; lo seguivano le donne e il gruppo delle figlie di Maria, ormai sciolto, vestite di bianco con un cordone blu e il capo velato. Erano le donne che servivano la chiesa. Reggevano lo stendardo dipinto con l’Immacolata, loro patrona.
Formavano un loro gruppetto anche i bambini dell’asilo con la divisa bianca e il loro berrettino, tenuti per mano dalle suore.
Vi era poi la cantoria e i priori e le priore di San Grato, due di nuova e due di vecchia nomina. Un portatore scelto teneva alto il “drapò” del santo titolare e subito seguiva l’effige di San Grato (o della Madonna, a seconda della solennità celebrata), preceduta dal parroco fra i chierichetti. La statua era ed è ancora quella scolpita da Tribaudino nel 1863, montata sulla sua portantina fra angeli reggicandelieri. I portatori dell’effige del santo, vestiti di camicioni blu ed in numero di otto per darsi il cambio, erano membri delle diverse compagnie erette nella parrocchiale . Chiudevano la processione gli uomini.
La giornata della festa del Santo Patrono si concludeva nel tardo pomeriggio dopo i vespri in un momento di grande convivialità in cui i priori e le priore si ritrovavano nelle loro case per banchettare e ballare. Alle ore 20 ci si riuniva in piazza per lo sparo delle “fusette”, mentre la banda musicale suonava. E si apriva così il ballo pubblico fino a tarda notte.
Il giorno del Corpus Domini le vie del paese erano addobbate di lenzuoli distesi lungo il tragitto. Oggi non più.
Un imponente baldacchino posticcio, giallo dorato, introduceva all’ingresso della chiesa, creando un passaggio coperto. I bambini spargevano petali di rosa sul sagrato e lungo tutta la strada.
In ogni processione si avanzava su due file. Un addetto al controllo, scelto tra i rappresentanti della Compagnia del SS. Sacramento, un bastone con globo stretto alla mano, percorreva su e giù la fila per garantire l’ordine e il rispetto della solennità della funzione.
Allora, come oggi, lenzuoli bianchi facevano da schermo agli altari provvisori allestiti uno in Piazza Capitan Ferrero, l’altro all’incrocio tra via S. Grato e via Costanza. Questi, composti da un semplice tavolato coperto con tovaglie, tabernacolo e candelieri, un gradino su un tappeto, segnavano le tappe del percorso processionale e i fedeli vi ricevevano la benedizione.
La giornata di festa si concludeva nel tardo pomeriggio dopo i vespri in un momento di grande convivialità in cui i priori e le priore si ritrovavano nelle loro case per banchettare e ballare. Alle ore 20 ci si riuniva in piazza per lo sparo delle “fusette”, mentre la banda musicale suonava. E si apriva così il ballo pubblico fino a tarda notte.
[da: “Piccola Storia della Chiesa di San Grato – Carrone”, supplemento al bollettino parrocchiale
della Parrocchia dei SS. Michele e Solutore, Strambino, dicembre 2008]