I miei ricordi degli ultimi tre parroci di Carrone
Tanti carronesi si ricordano bene di Don Francesco Gaspardino (di Rivarolo), parroco di Carrone dal 1915 al 1953, anno della sua morte.
Subito dopo il suo arrivo a Carrone, partecipò alla guerra ’15-’18 come cappellano militare e fu sostituito durante la sua assenza da un prete anziano. I carronesi lo ricordano come una persona all’apparenza burbera ma in realtà sempre disponibile con tutti. Don Gaspardino, oltre a svolgere la sua missione parrocchiale, era anche apicultore, falegname, vignaiolo e ortolano.
Tra le tante sue iniziative, quella della costruzione di un palco sotto alle tettoie della parrocchia, dove i giovani di allora facevano delle rappresentazioni teatrali. Anch’io ricordo di averne viste alcune: gli attori erano tutti giovani di Carrone e, in chiusura di serata, c’era la farsa finale tutta da ridere. Allora venivano anche dai paesi vicini, in particolare da Candia, Crotte, Mercenasco e Vische a vedere il “teatro”.
Mi ricordo in particolare il giorno in cui don Gaspardino si è fatto ricoverare all’ospedale di Strambino per farsi operare di ernia. Io allora frequentavo la seconda elementare; in quegli anni non c’era la strada nuova e per uscire dal paese si doveva per passare davanti alla scuola, e don Gaspardino con il suo motorino Moschito si è fermato alle scuole e tutti noi scolari con le insegnanti Margherita Sosso e Ortensia Vesco siamo andati a salutarlo e ad augurargli una pronta guarigione. Purtroppo però dopo l’operazione eseguita dal Dott. Andreoli sono sopraggiunte delle complicazioni molto gravi e don Gaspardino è mancato, a soli 64 anni, nel mese di ottobre del 1953.
Ricordo che il giorno della sua morte io ero in campagna con mio padre a seminare il grano e abbiamo sentito le campane suonare a morto; mio papà mi ha detto “è morto don Gaspardino” e siamo subito tornati a casa.
In attesa della nomina di un nuovo parroco, è stato mandato provvisoriamente a Carrone, per un paio di mesi, un prete molto giovane che si chiamava Don Giovanni Musitelli; noi ragazzini facevamo la fila per andare a servire la messa o la benedizione serale, perchè poi all’uscita della funzione giocavamo al pallone sulla piazza della chiesa insieme al prete.
Fu poi nominato parroco di Carrone Don Domenico Zegna, precedentemente parroco di Carema. Don Zegna era nato a Carrone il 19 agosto 1907 ed è morto a Strambino il 23 Luglio 1986. Fu parroco di Carrone dal 1953 al 1977.
Io in quegli anni ho fatto il chierichetto con Don Zegna, andavo a servire messa tutte le mattine alle 6.30 sia in estate che in inverno, finita la messa andavo a casa a fare colazione e alle 8 andavo di nuovo in chiesa per il catechismo. Quando c’erano le messe di anniversario cominciavano alle 6 perché c’erano anche i cantori, che poi subito dopo dovevano andare a prendere il treno per andare a lavorare.
A quel tempo le funzioni religiose erano molto più seguite che al giorno d’oggi: alla domenica c’era la messa prima alle 6.30, poi la messa grande alle ore 11; alle 15 c’era il vespro. Durante la settimana c’era la messa al mattino poi il rosario alle 18; nel mese di maggio c’era la benedizione tutte le sere.
Nella settimana Santa c’erano tutte le funzioni relative al periodo pasquale, ossia la messa senza il suono delle campane perché il Signore era morto, la benedizione del fuoco e dell’acqua. In questo periodo, dal giovedì Santo fino a sabato sera le campane non suonavano e allora noi ragazzini con le cantarane, i batacchi e una grossa conchiglia sostituivamo le campane suonando l’Ave Maria al mattino, le varie funzioni che c’erano in chiesa, mezzogiorno e l’Angelus alla sera. Prima di suonare l’Angelus alla sera ci radunavamo al”Saut”.
Al lunedì di Pasqua andavamo a benedire le case e la popolazione faceva delle offerte sia in denaro sia in natura, quasi sempre uova, e noi chierichetti ogni tanto ne rompevamo qualcuno e ce lo bevevano.
C’erano poi le varie novene, cioè le funzioni serali nei nove giorni precedenti una festa, che consistevano nella recitazione del rosario e nella benedizione: si svolgevano in occasione della Madonna d’Agosto (15 agosto), di San Grato (prima domenica di settembre). dell’Immacolata (8 dicembre) e di Natale.
Nel mese di maggio la recita del rosario e la benedizione si svolgeva invece tutte le sere.
Pian piano però queste tradizioni sono andate sparendo. Solo con la venuta di don Barengo nel mese di maggio si cominciò di nuovo a dire il rosario nei vari Piloni e croci che ci sono nel paese e questa consuetudine è ancora praticata anche se le persone partecipano sono molto calate.
La cantoria ai tempi di don Zegna era formata esclusivamente da uomini: mi ricordo in particolare Giuseppe Petitti, Pietro Vassia (“Pierin Ghitin”), Mario Cignetti, Carlo Cignetti (“Carlat”), Giovanni Grassino (“Levra”) e i tre fratelli Robino, Pietro, Grato e Antonio.
La cantoria nei giorni feriali si sistemava nel coro dietro all’altare mentre nei giorni di festa si sistemava nel soppalco sopra al portone d’ingresso. L’armonium, sostituito nel 1963 da un organo, era suonato allora dall’organista “Martinat” che veniva appositamente da Crotte quando c’era bisogno.
La chiesa aveva i muri perimetrali umidi per un altezza di circa un metro e mezzo, allora don Zegna, nel 1956, aveva fatto venire una ditta specializzata che aveva praticato delle serie di fori nei muri e poi introdotto dei tubi di plastica che facevano circolare l’aria all’interno del muro stesso per asciugarlo.
Poi, nel 1957, il parroco aveva fatto togliere le pietre bianche e nere che ornavano il sagrato della chiesa e aveva fatto mettere i cubetti che ci sono attualmente.
Un altro cambiamento fu l’installazione di altoparlanti sul campanile, con lo scopo di far ascoltare le prediche anche fuori dalla chiesa, di suonare messa al posto del campanaro (utilizzando registrazioni audio delle campane ), o far ascoltare musica sacra in occasione delle festività (a Natale ad esempio in occasione della novena venivano diramate musiche natalizie con zampogne e cornamuse). L’installazione degli altoparlanti a suo tempo avevano portato a grandi discussioni perché diverse persone erano contrarie.
Don Zegna fece pure installare l’organo nuovo (prima c’era solo un armonium), e il riscaldamento ad aria.
Quando Don Zegna andò in pensione, nel 1977, si ritirò a Strambino e al suo posto fu nominato parroco Don Carlo Barengo nato a Barengo di Mazzè nel 1916, in precedenza parroco di Albiano. Don Barengo rimase parroco fino al 1996, anno in cui si dimise; morì poi nel 2009 a 92 anni. Tra le opere compiute da Don Barengo , verso la metà degli anni ’80, l’installazione delle campane elettriche sul campanile, l’acquisto di una pianola elettronica (sia perchè l’organo si era guastato, sia perchè lui voleva che i cantori andassero a cantare davanti all’altare e non sull’orchestra).
Con le dimissioni di Don Barengo, la parrocchia di Carrone è stata aggregata alla parrocchia di Strambino, e i preti che hanno seguito la parrocchia non hanno più abitato a Carrone, ma vengono in paese solo più per le varie funzioni religiose.
Don Gaspardino con una nipote in occasione della sua prima comunione ( anni ’40) e Don Zegna con i priori di san Grato (fine anni ’50)