Gli esercizi commerciali di un tempo
Da racconti orali si ha notizia dell’esistenza, all’inizio del 1900, di una bottega che vendeva prodotti alimentari lungo via San Grato, presso la casa poi di proprietà di Francesco Grassino (“Bas” ), in una “travà” oggi non più esistente.
Fino alla fine degli anni ’60 e l’inizio anni ’70, esistevano diversi esercizi commerciali:
Prima della grande guerra c’era un’osteria denominata “dal Quire” nei locali dove anni dopo ci fu il commestibile – tabaccheria di Autero. C’era anche un’altra osteria in via Piave, nella casa del “Carabignè”, caratterizzata da un affresco murale che rappresentava Bacco, poi scomparso quando la casa è stata ristrutturata. In seguito l’osteria fu trasferita all’incrocio tra via San Grato e via Fra Giacomo Costanza, gestita prima da Andrea Regis e poi da Giuseppe Crosio (Noto “Giacat”), fino a quando nel 1951 l’osteria venne trasferita nella nuova casa costruita appositamente in via Strambino (ora via Garibaldi), quasi di fronte alle scuole elementari; questa nuova sede, utilizzata anche come abitazione, era di proprietà del gestore Giuseppe Crosio e fu chiamata da allora “Borgo Nuovo”.
Nel 1960 il Borgo Nuovo venne rilevato da Francesco Costanza (“Barac”) e per qualche mese nuovamente spostato nei locali della precedente gestione Regis, in attesa della costruzione di un nuovo locale in via Strambino, sulla curva d’ingresso nel paese; la nuova sede venne inaugurata nel mese di agosto del 1961 e l’osteria fu attiva fino alla fine del 1967.
Negli anni ’50, per volere di Adriano Olivetti, vennero aperti i Centri di Comunità che consistevano in una biblioteca e di una proiezione cinematografica settimanale aperta a tutti gli abitanti di ciascun paese. Anche a Carrone venne aperto un centro di Comunità nei locali all’incrocio tra via San Grato e via Fra Giacomo Costanza (di proprietà di Andrea Regis) durante la gestione dell’osteria di Giuseppe Crosio, prima del trasferimento al “Borgo Nuovo”.
E’ l’unico negozio ancora esistente; si trova a lato della chiesa, all’angolo tra via San Grato e via Don Villa e non ha mai cambiato collocazione. Un tempo vendeva solo pane e alimentari, poi quando la famiglia Autero ha chiuso l’alimentari-tabaccheria, i gestori hanno rilevato la licenza per vendere tabacchi e bollati e in più ha preso quella per la vendita dei giornali. Prima, per alcuni anni, i giornali erano venduti solo la domenica mattina da un giornalaio che veniva da fuori paese e si fermava in piazza della chiesa all’uscita dalla messa domenicale. La panetteria fu aperta all’inizio del ‘900 come forno privato, di proprietà di Giuseppe Vische (“Pinot dal Frer”); passò poi al figlio Giovanni e alla moglie; in seguito, nel 1964 il forno fu dato in gestione a Pietro Lumelli e alla moglie Ortensia Scaglia fino al 1971, quando subentrarono Dario Volpe e alla moglie Aurora Tonolini che tutt’ora gestiscono il negozio, ma dal 1994 non producono più il pane in proprio.
C’è da ricordare che a Carrone esisteva anche un forno pubblico, che si trova di fronte alla chiesa ma non è più in funzione dalla metà degli anni ’50. Il “furn” (cosi era chiamato) a memoria dei carronesi veniva aperto solo in inverno dal sabato sera fino alla domenica a mezzogiorno per cuocere il “pan ad meglia” fatto in casa e le pignatte di fagioli e cotiche. I fornai erano della famiglia “Giacait”: prima Giovanni Crosio (“Giuan Giacat” 1867-1943) e poi i figli Grato Crosio (1907-1967) e Mario Crosio (1919-1980).
Era gestita da Giuseppe Crosio (“Noto ad Bacala”) e dalla moglie Olimpia Vische; si trovava in un locale della sua abitazione in via San Grato angolo piazza Filippo Crosio dove per tanti anni c’è stato anche il “Circul”. I contadini che avevano del latte in sovrappiù lo portavano al “casun” e qui veniva rivenduto a chi non aveva le mucche e quello che restava veniva trasformato in burro e tomini. Questa attività venne poi ceduta a Giuseppe Boero che la spostò in via XI Febbraio nella casa di Francesco Vassia (soprannominato “Pio”) ma venne ben presto chiusa per mancanza di materia prima, ossia di latte. Questo successe verso la seconda metà degli anni 60, in un periodo in cui tutti abbandonavano i campi, e quindi anche l’allevamento delle mucche, per un lavoro in fabbrica.
Era chiamato “dal Carbuner” ed era il negozio di alimentari situato nella piazzetta della Chiesa, all’angolo con via san Grato; oltre a generi alimentari e carni aveva la licenza per vendere sale, tabacchi e bollati (monopoli di stato), poi passata alla panetteria dopo la sua chiusura. Il negozio era di proprietà di Antonio Autero e passò poi al figlio Giacomo fino alla chiusura a fine anni ’70.
La Collettoria Postale di Carrone fu istituita nel 1917. La memoria collettiva ricorda che il primo a gestire la posta e a svolgere la funzione di postino fu Quirino Grassino, (gestore anche dell’osteria chiamata “dal Quire”), almeno fin dopo la fine della prima guerra mondiale, quando Quirino chiuse l’attività e si trasferì da Carrone al Tebio.
Con un decreto ministeriale del 1 maggio 1922 fu nominato Collettore Postale il carronese Antonio Autero. Il minuscolo ufficio postale si trovava in un locale adiacente al negozio di alimentari-tabaccheria di proprietà dello stesso Antonio (detto “Carbuner”), che svolse questo incarico e quello di portalettere fino al pensionamento avvenuto il 30 novembre 1953. Fu poi nominato Ricevitore Postale il figlio di Antonio, Giacomo Autero, con effetto dal 1 dicenbre 1953, fino all’esonero dal servizio per raggiunti limiti di età il 30 novembre 1987. Dal 1 dicembre venne nominato un sostituto (non più di Carrone) e l’ufficio postale venne trasferito in un locale adiacente al Circolo, dove rimase fino alla definitiva chiusura: la Ricevitoria di Carrone fu soppressa il 16 dicembre 1989, con effetto dal 24 gennaio 1990, e il servizio fu trasferito all’ufficio postale di Strambino.
Esisteva anche una macelleria lungo il vicolo di collegamento tra via San Grato e via Piave, gestita da Ottorino De Bortoli (di origine veneta ma sposato con una carronese) dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’70.