La festa dei Coscritti
La festa dei coscritti, cioè dei ragazzi nati nello stesso anno e chiamati alla visita di leva (all’età di 18 o 21 anni, a seconda del periodo storico), è sempre stata una festa molto sentita a Carrone, come in tutte le piccole comunità.
Era una festa di passaggio all’età adulta, una tappa obbligata che tutti i giovani maschi attraversavano per entrare di diritto nella società civile. Un tempo si usava dire che i coscritti andavano a “tirare il numero” perchè il giorno della visita si effettuava un sorteggio (pescando dei numeri) per individuare chi non avrebbe fatto il militare, in anni in cui le leve erano troppo numerose.
Nel libro “Carrone piccolo e antico paese”, Vasco Acotto descrive come si svolgeva la festa negli anni prima dell’ultima guerra mondiale (i ragazzi nati negli anni dal 1910 al 1922).
Per la visita di leva i coscritti si recavano in gruppo a Strambino, a piedi o in “landò” (carrozza a 4 ruote con cavallo), accompagnati da suonatori (in genere fisarmonica e clarino). Finita la visita, tornavano in paese indossando un foulard bianco con l’anno di nascita ricamato, e portando oggetti-simbolo per indicare se erano stati giudicati abili o riformati dal servizio militare: un rocchetto per dire che dovevi “filare”, cioè andare a militare, o invece una scopa (o un battipanni) per dire che dovevi rimanere a casa a… fare i lavori. Nelle case dei vari coscritti si organizzavano a turno dei pranzi, uno al giorno, così che la festa durava diversi giorni, tanti quanti erano i coscritti di quell’anno.
Poichè il numero degli invitati ai pranzi era sempre molto alto, era necessario avere una cuoca esperta, spesso chiamata da fuori Carrone, aiutata dalle donne di casa e dalle parenti che avevano anche il compito di preparare i tavoli e servire.
Al pomeriggio i coscritti e i suonatori facevano il giro delle varie case, per ballare e mangiare insieme nei cortili.
L’anno precedente alla visita di leva, i ragazzi (chiamati per l’occasione “cusgnoi”), organizzavano anche la tradizionale fagiolata di Carnevale. Per coprire le spese si faceva una lotteria e i “cusgnoi” passavano per le case del paese a vendere i biglietti e a raccogliere la legna per cuocere i fagioli.
Dopo la guerra la festa si è mantenuta più o meno con lo stesso schema anche se, visto il numero esiguo di ragazzi, le leve dal ’43 al ’45, sono state accorpate nel 1964. In quella occasione non si è più fatto il pranzo in casa, ma presso il ristorante del paese, gestito in quegli anni da Francesco Costanza (“Barac” ).
Negli anni successivi i pranzi sono poi stati fatti quasi sempre al ristorante, anche fuori Carrone.
A partire dalla leva del ’46 la visita non si è più svolta a Strambino ma a Torino, presso il Distretto Militare. Di conseguenza i coscritti sono più stati chiamati tutti insieme ma per scaglioni, e questo è stato il motivo principale del decadimento della festa negli anni successivi.
Sempre in quegli anni ci fu un’altra novità: dalla leva del ’48 si incominciarono ad invitare al pranzo anche le ragazze, cosa che prima non si usava.
Fino alla classe ’54 si è mantenuta la tradizione del pranzo, per lo più in famiglia e a volte senza suonatori.
Le leve successive non hanno fatto quasi più nulla fino al 1978, quando i coscritti ’59-’60 organizzarono una festa articolata in vari momenti: a Carnevale una sfilata con la banda di Cuceglio per le vie del paese, seguita da una fagiolata; a Pasqua un pranzo collettivo con le famiglie, serate danzanti e momenti di festa nei cortili delle loro case; a Pasquetta una merenda nei prati lungo le sponde della Dora, con trattori e carri agricoli.
La festa ha poi progressivamente perso i suoi connotati originari e tradizionali, prima per la presenza di alcune leve esclusivamente femminili, poi per l’abolizione del servizio di leva obbligatorio (per i nati dopo il 1985).
Negli ultimi 20 anni si è ancora fatto festa ma solo per il raggiungimento della maggiore età, senza più coinvolgere l’intero paese.
A partire dalla leva ’79, che ha raggiunto la maggiore età nel 1997, a Carrone non c’è più stata una festa dei coscritti e chi voleva festeggiare si è unito ai coscritti di Strambino.
Maria Carolina Grassino con la collaborazione di
Claudio Actis Alesiana e Domenico Costanza